La polizia ha ucciso una media di 6 persone al giorno e la violenza è triplicata.
Solo in Siria la situazione è peggiore, mentre negli ultimi tre anni con 172.000 omicidi il Brasile da solo ha superato tutti i morti ammazzati di 12 paesi come Iraq, Sudan, Afghanistan, Colombia, Congo, Sri Lanka, India, Somalia, Nepal, Kashmir, Pakistan ed Israele.
Secondo la “Mappa della violenza: Omicidio e giovani in Brasile”, la violenza tra i giovani brasiliani è aumentata negli ultimi tre decenni. Tra il 1980 ed il 2011, le morti violente di adolescenti – causate da incidenti, omicidi e suicidi – sono cresciute del 207,9% e, se consideriamo solo gli omicidi raggiungiamo il 326,1%.
È la droga ad avere reso le favelas brasiliane un inferno, con milioni di esseri umani costretti a viverci senza fognature, in ostaggio di uno stato assente o, peggio, complice delle gang che si contendono l’enorme mercato degli stupefacenti. Ogni giorno giovanissimi affiliati alle gang, nonché i loro parenti ed amici, vengono coinvolti in sanguinose vendette che provocano morti non solo tra i civili, ma anche tra le forze dell’ordine che cercano di arginare un’ondata di violenza che ormai sembra inarrestabile.
Parallelamente a ciò che succede nelle favelas, negli ultimi anni si sono moltiplicate le manifestazioni dei cittadini ormai estenuati dalle enormi carenze nei servizi pubblici e dall’aumento delle tasse causato anche dall’organizzazione di grandi eventi come i mondiali di calcio e i Giochi Olimpici, manifestazioni che molto spesso vengono sedate dalle forze dell’ordine con un eccessivo uso della forza.
“In Brasile la possibilità di morte violenta è presente nella vita di ognuno. In ogni momento, in ogni luogo, indipendentemente da quanti soldi tu abbia”.
Testo di André Liohn
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http://www.prospektphoto.net/stories/revogo/
André Liohn è cresciuto a Botucatu, Brasile. A 20 anni si trasferì a Trondheim, Norvegia, dove ha vissuto per 15 anni. Iniziò a fotografare all’età di 30 anni e poco dopo conobbe il fotografo ceco Antonín Kratochvíl, che divenne suo amico e mentore, influenzando il suo lavoro ed il suo approccio fotografico.
Nel 2011 André divenne il primo fotogiornalista Latino-Americano a ricevere la prestigiosa Robert Capa Gold Medal dall’Overseas Press Club per il suo lavoro sulla guerra civile libica ed è stato nominato per il Prix Bayeux-Calvados des Correspondants de Guerre. Il suo lavoro didocumentazione dei pericoli affrontati dal personale medico nelle zone di conflitto, è stato utilizzato dal ICRC’s Health Care in Danger project per denunciare le situazioni di violenza in cui gli operatori sanitari operano abitualmente nel mondo.
Nel 2012, con i suoi colleghi Christopher Morris, Jehad Nga, Bryan Denton, Lynsey Addario, Eric Bouvet e Finbarr O’Reilly, ha creato il progetto ADIL – Almost Dawn in Libya, quattro mostre fotografiche nelle città libiche Tripoli, Benghazi, Misurata e Zintan utilizzando il fotogiornalismo come possibile mezzo di riconciliazione dopo la guerra civile.
André collabora con l’agenzia di fotogiornalismo con base a Milano, Prospekt e le sue fotografie sono state pubblicate da Der Spiegel, The New York Times, Newsweek, The Guardian, El Pais, Le Point, Time, La Repubblica, L’Espresso, Panorama, Status, Die Welt, Stern, A Magasinet, Estado de Sao Paulo, Folha de Sao Paulo. I suoi video sono stati spesso trasmessi su BBC, CNN, Al Jazeera english, RAI, NRK, ITV, SBT, Der Spiegel TV, RTL, France 24.